sabato, dicembre 29, 2007

completezza.


"...Sorridi al sole che ti illumina! Proprio come una lieta notizia, le rondini preannunciano la primavera. Guarda in alto, non dimenticare il basso: ricorda che nel tutto non cogli ancora il Tutto."

Così un giorno mi cantò ses-wee-zoo-ta. Allora capii.
Grazie venerabile saggio, compagno di venture e pensiero.

giovedì, dicembre 27, 2007

Il cammino verso la capitale


Mentre Jo-so viaggiava verso la capitale ricevette una lettera da un corriere reale.
Il sovrano locale, parliamo infatti di quando Murin-laif-fridec doveva ancora iniziare a regnare, chiese al venerando Bonzo se noi tutti dovessimo attendere un futuro migliore o se i giorni che avevano da venire si presentassero tetri come pochi.
Jo-so, letto il messaggio, si sedette su di una roccia al lato della via per pensare...nel frattempo vide un pargolo che giocava con un aquilone.
Chiese al bambino:
-Perchè provi a farlo volare se non c'è abbastanza vento?-
Il bambino rispose:
-Arriverà il momento giusto.- Sorrise e corse lungo la via.
Jo-so, allora, scrisse come risposta che sarebbe arrivato, un giorno, il momento giusto. Finito di rispondere ricominciò a percorrere la strada verso la capitale e scorse il bambino che rideva di gusto.
Il suo aquilone volava in alto come mai prima d'allora.
Jo-so sorrise sotto il suo copricapo.

Roboanti mulini della notte

Un cavaliere giunse, in sella al suo cavallo, nei pressi di un piccolo villaggio di pescatori.
Appena passato il portale incontrò un vecchio pescatore e gli chiese dove potesse trovare un rifugio per un notte, che si preannunciava tempestosa.
Il vecchio pescatore offrì la sua dimora al cavaliere che la accettò senza esitare.
Giunti nei pressi della casa del pescatore, il cavaliere intravide la casupola del vecchio: una vecchia casa dove viveva con l'anziana moglie.
Entrò in casa e il vecchio pescatore e la moglie offrirono del pane e della zuppa di pesce al cavaliere che non indugiò a mangiare, in quanto erano tre giorni che non mangiava.
Finita la cena il cavaliere pose un interrogativo al vecchio pescatore:
- Come mai ospiti uno sconosciuto, avrei potuto essere un predone delle desolate lande del Nord?
Il pescatore, accesasi la pipa, guardò il cavaliere, sorrise come si sorride ai bambini piccoli e rispose:
-Non conosco nemmeno me stesso, non avanzo ipotesi sugli altri. È vero, avresti potuto essere uno spietato servo di Midar-restar, ma saperlo non vi avrebbe giovato.-
Il vecchio pescatore era il saggio maestro del pio bonzo Ses-wee-zo-ta, il mitico Mhei-co-nin.

giovedì, dicembre 20, 2007

Ultimi ginepri nell'arcobaleno dorato delle albe d'oriente

Mentre un giovane contadino tornava a casa, dopo un'estenuante giornata di lavoro, incontrò Jo-so e il saggio soprannominato 'La volpe cogitante' che si dirigevao verso il tempio di Zao-tung.
Mentre i due saggi bonzi passeggiavano, il contadino pose un interrogativo:
-Siete saggi?- e Jo-so rispose:
-Come te-. Allora il contadino chiese:
-Sono saggio?- La volpe cogitante rispose:
-Come noi!-.

Il contadino tornò a casa stanco ma soddisfatto.

sabato, dicembre 15, 2007

Uno sguardo, un passo.


Grandi erano i tempi della splendente gloria di Murin-laif-fridec, astro piu luminoso dell'umanità. Le rondini ricordano con gioia i suoi tempi, e i ridenti pruni della Strada Maestra sussurrano le memorie di quei giorni ai viandanti.

Gho-san stava percorrendo la via dei mercanti, diretto verso la Capitale. Non temeva più i predoni, non aveva paura delle ombre notturne, poichè ombre non vi erano e la pace regnava. Ad un tratto incontrò un vecchio che gli chiese "Dove sei diretto?" e Gho-san rispose "Alla Capitale. E tu?". Il vecchio si mise a ridere e se ne andò verso le radure confinanti la via. Gho-san, non capendo, proseguì fino ad incontrare lo stesso vecchio che gli chiese "Dove sei diretto?". Gho-san, esitando, infine rispose "Alla Capitale. E tu?". Il vecchio si mise a piangere e se andò verso le radure confinanti la via. Il giovane, turbato dagli eventi appena accaduti, proseguì fino ad incontrare nuovamente il vecchio, che gli chiese:"Dove sei diretto?" ma Gho-san questa volta non rispose. Sbattè due volte le palpebre, e il vecchio gli disse "Ti accompagnerò". Gho-san capì, ed entrambi se ne andarono verso le radure confinanti la via.

venerdì, dicembre 14, 2007

Cambiamenti minimi

Mentre il saggio Maestro percorreva la strada verso il tempio vide un piccolo fiore.
Era il fiore del loto, e lui, il maestro, era il famoso Mar-tee-nhon.
Visto il fiore, coltolo, il venerando bonzo si denudò e passò il resto della giornata attendendo un piccolo cambiamento nella strada che stava per percorrere.
Allora decise di essere il cambiamento e, una volta vestitosi, si mosse.

Diede fuoco al suo vecchio shedar.


Nota di servizio: A Ses-wee-zo-ta mancano i suoi amici Mar-tee-nhon, Jo-so e il saggio soprannominato La volpe cogitante. A presto, venerabili Maestri.

sabato, novembre 24, 2007

Inganni nella notte


Quando ero ancora un giovane allievo, e il mio mento non conosceva la barba dell'uomo che ora sono, ammirai, in una gelida notte d'autunno, un avvenimeto quanto mai illuminante.

Camminavo, lungo le rive deserte del fiume, con la fresca brezza che preannuncia l'inverno. Ammirai in cielo la rigogliosoa Luna, come quella che si riesce ad osservare dalle fertili valli dello Lian-dil-lion.
Accanto ad essa splendeva una stella. Poi un bagliore, si spense. No la rividi mai più.

Si trova nei cuori dei viaggiatori?


sabato, novembre 17, 2007

Meditazioni ?


Silenzio:

graffia la pietra

la voce della Vita

Necessità


Vorrei calarmi delicatamente sul fiume

...

lasciarmi plasmare

dall'acqua che scorre

Visioni


Vino all'alba:

il lungo

Torpore piovoso

lunedì, ottobre 22, 2007

Foglie al vento

Il primo giorno di primavera, quando non c'è nessun lupo nelle valli dello Lian-di-lion, si verificò una strana situazione. Il giovane allievo interrogò il saggio:

-È meglio salire sulle alte vette dei monti degli altipiani del nord o coviene meditarre sotto una cascata?

Il venerabile saggio rispose:

-Come foglie al vento!-

Risveglio


Seguire la via:

Guarda al maestro,

segui il maestro,

cammina con il maestro,

guarda attraverso il maestro,

diventa il maestro.

mercoledì, settembre 26, 2007

Fiumi

Questa è uno degli haiku che ha scritto la volpe cogitante e che mi ha chiesto di postarre, e alla Volpe cogitante non gli si può negare niente.


Scorrono in
pianure
per finire
insieme
nell'oceano del mondo,
come uomini dalla
vita
alla morte

Dubbi di fine estate

Mentre stava stramontando il Sole, un uomo vide un cieco rivolto in direzione del tramonto.

- Come mai sei orientato da quella parte non stante tu nonpossa vedere, vecchio?-.
Il vecchio cieco, sentito la domande rispose:
-Non vedo il tramonto, ma il sSole tramonta anche per un povero vecchio cieco. Sapere che qualcosa di nuovo inizia proprio davanti alla mia fronte mi riempie il cuore di gioia egulmente.

domenica, settembre 02, 2007

Il sorriso di smeraldo

Un cercatore di gemme rare e preziose riuscì a trovare uno smeraldo fantastico, voluminoso e molto raro.

Ci lavorò per un anno intero, meglio dei mastri inarsiatori della corte di Murin-laif-fridec, donandogli la forma del Buddha.
Il giorno nel quale finì il suo lavoro gli cadde ai piedi il piccolo simulacro di verde: si frantumò in mille pezzi, solo la testa rimase intatta.
Il cercatore venne preso da un ira furiosa per i primi dieci giorni. L'undicesimo giorno, però, dopo che aveva smesso di gridare contro il cielo, vide che sul volto della testa staccata del Buddha vi era un sorriso.
Un sorriso che non ricordava di aver inciso.
Stupito di quanto era accaduto si calmò e ogni giorno che passava cercava di capire perchè il suo smeraldo era caduto.

Dopo sei anni capì: andò su una roccia di un fiume,prese i pezzi dello smeraldo e li buttò nel torrente affinchè scorressero con l'acqua.

Si sedette sulla roccia e vi rimase per del tempo.

Sul suo volto spuntò lo stesso sorriso del Buddha.


Grazie per questa storia a Brolee

lunedì, agosto 27, 2007

Autunno

In autunno

i rami si spogliano del

loro passato e

nudi

attendono con

fede il futuro

Ballata

Tradurre nella nostra lingua e con le nostre povere parole le canzoni del bardo girovago Jo-lilb è un'impresa assai complessa e alquanto impervia, tuttavia non possiamo fare a meno di provarci.


Un'altro bivio sotto i piedi

scegli il meglio senza lasciarti condizionare dal destino,

forse è imprevedibile ma in fondo è giusto,

ognuno ha la sua possibilità nella vita.


La via del pianto

Ciparisso era un giovane cacciatore dell’isola di Ceo, abile nell'arte della lancia, che si affezionò ad un cervo particolarmente mansueto, sacro alle sacedotesse del tempio di Zai-ma.

Un giorno, durante una battuta di caccia, Ciparisso, credendolo selvatico, colpì per sbaglio il cervo con la sua lancia migliore, e lo uccise.

Resosi conto dell’errore, Ciparisso, afflitto ed inconsolabile, chiese agli dei di poter essere a lutto in eterno: venne quindi trasformato in un albero millenario, chiamato appunto cipresso dal suo nome, che da allora è di conforto ai defunti.

venerdì, agosto 24, 2007

Mare


Meditavo sopra uno scoglio, in riva al magnifico mare delle desolate lande del confine del regno di Ramidash, e mi sovvenne una breve ma intesa illuminazione.


Anche nelle più remote e impervie zone del pianeta, persino dove l'occhio di Bal-rigon, il più abile osservatore tra gli uomini mai esistiti, non può scrutare null'altro che ombra, pura lì si cela la vita...non c'è nè quindi anche nell'uomo un po' di quella scintilla di vita che spinge a grandi imprese e chiama tutti a grandi fatti?

domenica, agosto 19, 2007

Riunione


-Non mi sento solo, sono solo-.
Disse così l'eremita chiamato Orso Niel-da. Disse ciò poichè era tornato nel suo eremitaggio dopo che si era rivisto con la sua vecchia compagnia di discepoli dello Zen.
C'era Fortibraccio, proveneinte dalle foreste di Lon-bov, maestro del mitico Gyn-tyu-ion. C'era la saggia Marmotta, il famoso Mar-the-nhon, il venerabile Jo-so.
Come non citare il druido delle lande del Nord soprannominato Bryth-tish o l'amabile maga Ben o la famosissima dottoressa e curatrice, che abita nelle regioni del sud, e che è da tutti soprannominata Zan-so?

Il folle uomo che aveva speso parte della sua vita nelle terre d'Oltreoceano, chiaramente a guerre concluse, ossia Tom-til-lien c'era all'appello, così come il viaggiatore, del quale una leggenda narra che abbia viaggiato più dello stesso Mur il vigliacco, Nai-lyn Jamm, carissimo amico di peripezie.
Ahimè mancava il saggio soprannominato da tutti La Volpe Cogitante, ma tutti nutrono per lui delle infinità d'affetto egualmente, mancava anche il rozzo ma buon servitore del venerando Bonzo, lo scaltro Zany-baz delle terre di Lon-bov. Mancava il vecchio compagno d'avventure salutato come Gyr-den con la sua compagna, By-bha la contorsionista.
Il religiosissimo chiamato Baerth-ony e il musicante ramingo dei lontani altipiani del Sud: Rocque el-Pajero, non poterono presentarsi per motivi a me ignoti.
Tuttavia fu una bella adunzanza.
Sul tardi arrivai anch'io, Ses-wee-zo-ta, col cuore pieno di gioia nel vedere amici cari, proferii queste parole:
-Il cielo non grida 'Addio' alle goccie delle prime piogge d'oriente perchè prima o poi si riuniranno sotto il Sole dell'Est-.
Tutti furono concordi.

sabato, agosto 11, 2007

Il manoscritto


Già sapete perchè impieghiamo tanto per scrivere poco, come dicevano i latini: inteligenti pauca!


Il nettare della fine dell'invidia [terza era]


-quindi non chiedere il perchè ma smetti in fretta di angustarti sulle vecchie pergamene dei templi antichi affinchè il loro sapere diventi nulla più che una piccola appendice di quella grande ed incontrollabile forza che è la vita. Non devi temere di perderti perchè devi capire capire che espolreraidimensioni e spazi dove nessuno ha mai messo piede, tempi mai pervenuti a conoscienza e lezioni mai undito. La folle ride del saggio che medita ma il saggio piange per la folla che ride.-


Erano questi gli ammaestramenti di colui che forse è uno dei più grandi maestri Zen che il mondo abbia mai conosciuto.

venerdì, agosto 10, 2007

I semi che dispersero i fiori


Vi narrerò un altro breve brano tratto dal manuscritto che attualmente è sotto esame da me e gli altri saggi...


"Quando il giacinto conobbe le ambizioni [Seconda Era]


...Le rondini mormorano ai passanti le proprie memorie, il cervo distribuisce benevolmente la propria pace.

Il Dragone incontrò la montagna, la quale chiese "come posso contribuire nel bene del mondo?"
Il Dragone sospirò un soffio tale da sollevare la terra, e la montagna capì come proseguire.

Incontrò poi la valle la quale chiese al Dragone il medesimo quesito. Il Dragone emanò una fiammata da far sciogliere il ghiaccio, che divenne un fiume che attraversava la valle, e la valle capì come proseguire assieme al suo fratello fiume.

Incontrò poi il fuoco, che gli chiese in che modo poteva utilizzare la sua natura. Il Dragone fece divenire cenere una parte della foresta, dalla cui cenere nacquero nuove e più numerose piante. Il fuoco capì, e la foresta capì il fuoco.

Dopo aver trascorso secoli a fornire consigli, si trovò infine dinnanzi all'Uomo. L'Uomo scagliò una pietra contro il Dragone. Il Dragone non capì l'Uomo."

sabato, agosto 04, 2007

Le nuvole che caddero dalla pioggia

Vi narrerò un brano contenuto in un antico manuscritto, attualmente sotto studio da me e gli altri 3 saggi. Ci scusiamo quindi per l'assenza sul blog, ma i fiori sbocciano nel momento più opportuno, ne prima, ne dopo.



"Lande dell'ovest, Quando i pruni dimenticarono l'avvenire [Settima Era]



...I signori della guerra dominavano e conquistavano qualsiasi terra su cui si posasse il loro sguardo. Istigavano le genti alla lotta, i villaggi continuavano a scontrarsi in battaglie per la volontà dei signori della guerra, per loro semplice spirito di competizione e per la loro sete di fama e gloria. Si sa bene come il cuore degli uomini sia suscetibile al sapore del potere.

Una mattina della seconda estate scese dalle alture dello Zi-Pang un anziano eremita che predicò pace e coesione. Passava di villaggio in villaggio a profetizzare giorni di prosperità e benessere se solo si fossero lasciate perdere le ostilità. Vide che le sue parole di saggezza vennero accolte dagli abitanti, e ciò era cosa buona. Dapprima ignorato dai signori della guerra, divenne poi per loro un problema quando gli abitanti dei villaggi non rispondevano alla chiamata alle armi. Fu allora che si recarono personalmente ad uccidere l'eremita. Egli non oppose resistenza, morì sotto il ferro della spada con un sorriso, cosciente che il suo messaggio era stato accolto. Venuti a sapere dell'avvenimento, i villaggi si ribellarono ai loro tiranni, i quali furono costretti a fuggire.

Si seppe poi in seguto che si ritirarono nel deserto, dove trascorsero giorni di patimento e dolore ben superiore a quello che provocarono ai villaggi. Una notte l'eremita comparve in sogno a tutti gli abitanti, ammonendoli di non lasciare i signori della guerra a morire nel deserto, ma di accoglierli nei villaggi con ospitalità e tolleranza; punizione ben piu dolorosa rispetto a quella che stavano affrontando nel deserto. Così gli abitanti fecero.

I signori della guerra capirono i loro misfatti e non sapendo in che modo proseguire la loro esistenza con un simile fardello, si ritirarono in un tempio taoista."



Questa storia si vuole posare sui duri cuori degli intolleranti, come la pioggia fa divenire l'arida terra un verdeggiante prato.

giovedì, luglio 05, 2007

In quattro

C'erano, in una locanda, un folle, un guerriero, un vagabondo e un saggio.
Costoro parlavano tranquillamente tra di loro, ma una sera, nella locanda, entrò un uomo violento che voleva imporre il suo domino su quel villaggio.

I quattro si opposero a tali pretese e il guerriero sfoderò la sua spada.

Tutti pensavano che il guerriero fosse quello vetito da vagabondo, che il folle fosse il saggio e che colui che era pensato il vagabondo, in realtà il guerriero, avesse un a spada finta.

Fattostà che il guerriero, il folle, il vagabondo e il saggio liberarono il villaggio dalla tracotanza e dalla violenza di quell'uomo.


Il saggio ne divenne il capo, il guerriero il capo dell'esercito, il vagabondo l'ambasciatore e il folle...bhe lui, in realtà, altri non era che...il saggio soprannominato 'La volpe cogitante'.

Tempo d'estate

Chiediamo scusa per il tempo nel quale non abbiamo scritto niente in questo sito. Ma abbiamo dei buoni motivi per i quali non abbiamo potuto farlo...


Quando il grande patimento era terminato e le più abili menti poterono tornare alle loro dimore il saggio rimase da solo a contemplare il silenzio della quercia.
Dopo tre giorni di meditazione il saggio si alzo in piedi, guardo l'abero e pianse.
Capì che la quercia senza i suoi discepoli sotto era triste, tanto quanto lui, da solo sotto la quercia triste, senza discepoli.

venerdì, giugno 15, 2007

Il compleanno di Jo-so

Come molti di noi sanno e in questo periodo il compleanno di Jo-so. Al momento sta tenendo un convegno sullo Zen e il cibo in Finlandia, a Helsinki. Ecco il link : http://www.skenet.fi/index.html?menuid=370&aid=211&PHPSESSID=9ad5fe3283775d

Porgendoli i più calorosi auguri a nome di tutto il gruppo, gli dedico un racconto che non ha mai sentito.


Eleanor, la figlia di Ior-Yo, era la sacerdotessa più amata di tutto il tempio. Nel suo villaggio il giovane figlio del maniscalco se ne era innamorato, il suo nome era Treviden.

E là M-pi-njy, il capo del villaggio, amava anche lei alla pazzia la giovane e bella Eleanor.

Gli eroi sono tutti giovani e belli.
Treviden, il figlio del maniscalsco, era un assiduo praticatore delle arti magiche oscure e provò in diversi modi a far innamorare la splendida Eleanor di lui. Mai ci riuscì, un pò per inesperienza e un pò per volere di Bog il Cielo.
M-pi-njy si era accorto dei travagli che il perverso figlio del maniscalco procurava alla sacerdotessa, allora si sfidarono, i due pretendenti, a duello.Prima del duello mortale, il saggio M-pi-njy disse:

-Come pensi di poter porre nell'armonia del cielo un triste sussuro di malinconia?-

Treviden capì e scappò. Trovarono il suo corpo impiccato a un ramo della foresta.

giovedì, giugno 14, 2007

Tra dire e il fare.


Come le foglie si pongono sulle radici dell'albero in autunno, anche questa storia vuole porsi sui cuori di coloro che dedicano un po' del proprio tempo ad ascoltarla.

Dopo che la ginestra depose qualsiasi solitudine, un anziano pescatore amava andare a catturare i pesci residenti nell'oceano più inoltrato. Fu un giorno raggiunto da un giovine marinaio con la sua imbarcazione e tutte le sue ambizioni inumidite di giovane avventatezza e inesperta testardaggine. Gli riferì che voleva raggiungere i confini del mondo; il vecchio pescatore sorrise a questa frase, ricevendo come risposta uno sguardo truce da parte del giovane. Il vecchio disse tranquillo:"Non preoccuparti: il giglio splenderà."
Il marinaio di primo acchito non capì e partì per la propria impresa, forse meno convinto di prima. Di lui non si seppe più nulla.
Solo di recente si sente parlare da chi si è spinto più in la, da temerari lupi di mare che hanno affrontato le insidie e i misteri dell'oceano, che vi è un vecchio marinaio che vaga senza meta per le acque e per i mari dicendo a chi incontra con un sorriso sul viso corrugato:"Il giglio sta finalmente splendendo."

lunedì, giugno 11, 2007

Il mito nella storia delle leggende delle fiabe


Questa magnifica storia c'è stata inviata dal perspicace e giovane Con-sen.
C'era un uomo nel villaggio nel quale sono cresciuto. Questi raccontava storie e chiedeva, in cambio, un po' di denari per permettersi del cibo.
La maggior parte delle volte ti si avvicinava e ti narrava gratuitamente una storia, senza pretendere nulla.
Io ( Con-sen) non credevo che le sue storie fossere così toccanti e commoventi, come tutti quelli a cui erano state narrate alcune storie narravano, e allora andai dall'uomo. E gli chiesi di raccontarmi una storia.
Lui mi guardò, e dopo un silenzio tra i più eloquenti ai quali io abbia mai potuto assitere, porse la mano, dimostrandomi che voleva un denaro.
Quella sera stessa l'uomo scomparve dal villaggio e su di lui iniziarono a circolare storie, leggende. Iniziarono anche a circolare lei storie che lui ci narrò; una iniziava così:
C'era un uomo nel mio villaggio.

Grazie Con-sen.

domenica, giugno 10, 2007

La morte di un Re

Quando le spade, dei guerrieri degli eserciti delle regioni boscose di Lon-bov, persero il loro filo a causa del loro utilizzo nelle guerre delle terre d'oltre oceano, un Re Morì.

In quei giorni il saggio soprannominato 'La volpe cogitante' passava da quelle parti.

Gli venne chiesto se gentilmente avesse potuto spendere alcune delle sue parole più saggie per la morte del sovrano. Questo fu il suo discorso:


- Il lutto attanaglia i nostri cuori così come un'ostrica la sua perla.

Il nero veste i nostri corpi così come la notte la Terra.

Ma non è quello che facciamo che ci rende grandi, bensì le nostre decisioni:

muore il servo e il Re, il prigioniero e la guardia, il monaco e lo stolto, il cacciatore e la preda.-


Finiti i giorni prescritti dalla legge per il lutto, in quel regno, tutti iniziarono a ponderare maggiormente le loro azioni.

Arroganza e Saggezza


Cos'è la saggezza se non discernere il bene dal male?

Cos'è l'arroganza se non decidere il bene e il male?

lunedì, giugno 04, 2007

L'identica differenza

Osservando il ciliegio, lo stolto pondera se sia il vento a muovere le foglie o il ciliegio stesso a muoverle.

Osservando il ciliegio, il saggio pondera sulla prima gemma del tulipano.

venerdì, giugno 01, 2007

Difficoltà

Per morire basta nascere e vivere.

Per vivere non basta nascere.

Notizia

Diversi frequentatori di queste pagine Zen c'hanno cvhiesto come mai non si trovino sovente messagi da parte di Jo-so e da parte de 'La volpe cogitante'.
Rispondo: Jo-so al momento si trova in nord europa, più precisamente a Oslo (Norvegia) dove sta intervenendo come ospite a un convegno sullo Zen, vi lascio qua il documento pdf che riassume il meeting: http://www.nfuf.no/files/newsletter/NFU-nytt2002-01.pdf
La volpe cogitante al momento è in giro per gli Stati Uniti d'America, dopo essere stato chiamato come consulente straordinario per le riprese di alcuni film, al momento vaga per i boschi nei pressi di Spokane (Washington) ecco il link: http://www.visitspokane.com/grouptourpages/index.php


-Perchè preoccuparsi: le foglie cadono dagli alberi per formarne di nuovi- dice il saggio.

Vermiglio come il tramonto


Mar-tee-nhon lo sapeva, Jo-so l'ha sempre sospetato, il saggio soprannominato 'La volpe cogitante' ne valutava l'ipotesi ma solo Ses-wee-zo-ta ne era certo.

Chi meglio di lui sapeva cosa significasse trovare una rosa all'interno di una serra di tulipani?


-Dormire è un'operazione difficile, bisogna essere stati in veglia per un'intera giornata.-


Acqua

Dal fondo del pozzo l'acqua guarda la pioggia che cade dal cielo.

domenica, maggio 27, 2007

Lo sbattito d'ali dell'aquila


Un giorno i 4 saggi, Mar-tee-nhon, Ses-wee-zoo-ta, Jo-so e "La Volpe cogitante" si incontrarono casualmente vicino al pozzo della Capitale. Da lunghissimo tempo non si incontravano tutti assieme. Molte vicende erano accadute ad ognuno di loro. Storie erano da raccontare. Piacevoli discorsi tra amici trepidavano di essere fatti.
Si avvicinarono. Jo-so si tolse il copricapo. Uno sbattito di palpebre, uno sguardo... E ognuno proseguì per la propria strada. Un viandante che osservò la scena e che ben conosceva le vicende dei saggi chiese a Mar-tee-nhon perchè non si fermarono a trascorrere del tempo in amicizia e dialoghi dopo un così lungo periodo che non si incontravano. Mar-tee-nhon rispose:"Basta uno sguardo verso il cielo per capire che è sereno."
Il viandante capì.

sabato, maggio 26, 2007

Il guerriero stolto




Molti guerrieri pensano di poter risolvere ogni cosa con la loro forza.

Midar-restar era un capo di una tribù dei predoni nomadi che popolavano gli altipiani del Nord. Questa tribù viveva dei furti e delle razie delle carovane di mercanti costretti a passare per quelle zone.

Era, Midar-restar, abile nell'uso della scimitarra e nella lotta corpo a corpo. Ogni volta che voleva assalire una carovana non esitava, sicuro della vittoria.

Ma un giorno intravide un viandante che si stava dirigendo verso il tempio di Lon-bov e, come al solito decise di andare per derubarlo, da solo.

Peccatoche quel viandante fosse il saggio soprannominato 'La volpe cogitante' e nonappena intravide il Midar-restar lo chiamoper nome.

-Come sai il mio nome?-gridò il brigante.
-Se non lo sapessi non ti avrei chiamato?- rispose tranquillamene il saggio.

-Dimmi, vecchio bonzo, come fai a saperlo, altrimenti non risparmierò la tua vita!-
-Se vuoi uccidermi fallo ma non saprai mai come faccio a sapere il tuo nome.-

-Vecchio bonzo maledetto, le mie mani ti toglieranno la vita se non mi sveli il segreto!-

-Io so e tu no, ecco tutto.-

-Sei morto!- mentre stava per sferrare un colpo di scimitarra contro la testa del pio bonzo sprannominato 'La volpe cogitante', il saggio sparì.

Il guerriero passò il resto della sua vita a inerrogarsi sul come il saggio viandante conoscesse il suo nome. Non lo seppe mai.

Il leona e la zanzara


Ricordi di desolate valli e di roventi passaggi verso il Sole delle terre in riva al mare:


Mentre Jo-so meditava sotto una quercia vide delle persone che dialogavano animatamente fra di loro. Iniziarono ad alzare le mani e la loro adunanza si tramutò in una violenta guerra civile. Fratelli contro fratelli, cugini contro cugini, famiglie contro le loro stesse progenie, un popolo glorioso che rivolgeva la mano armata contro le sue membra.

Vedendo tanta devastazione il saggio salì sopra la quercia, si tolse il suo cappello, ed esclamò:


-I pesci respirano come noi eppure vivono sott'acqua, i gabbiani viaggiano come noi eppure non sono uomini, i gigli coprono la terra, così come le vostre case il suolo di questa regione-.


La folla, inferocita contro se stessa, si placò, stava cogliendo una sorta di illuminazione.

venerdì, maggio 25, 2007

Diversità


Nel paesaggio primaverile

non cè

meglio

né peggio;

I rami in fiore

crescono

naturalmente,

lunghi alcuni.

Altri corti."

mercoledì, maggio 23, 2007

Scale


Quando arrivi in cima alla montagna,continua a salire.

Chiedersi il Perchè del Come


Ogni mattina il pastore portava al pascolo il gregge fino a sera tarda. Egli si affannava per tenere sotto controllo le pecore, guardava che fossero sempre al sicuro e non mancava mai nel contarle alla partenza ed al ritorno.
Vide che nel campo vicino vi era un vecchio saggio che lasciava andare il gregge per poi aprire l'ovile a sera tarda per farlo rientrare. Egli non si curava di esso: lo lasciava andare, lo lasciava scorrere.
Il pastore gli chiese se egli non fosse preoccupato per le sue pecore, esposte a rischi quali lupi o ladri. Il saggio gli rispose:" Per quanto il pesco si curi dei suoi frutti, un giorno dovrà comunque cederli: fa differenza se a riceverli sarà un uomo, un animale o la terra?"
Il pastore capì e quando fece ritorno alla sua dimora macellò ogni singola pecora. Emigrò nelle terre dell'Ovest e si dedico alla produzione del pregiato miele.

martedì, maggio 22, 2007

Bonsai

Per creare il bonsai bisogna conoscere l'aria che separa le foglie del Bonsai.

Legno antico


Chi saprebbe imitare il sigillo del Re se non gli intarsiatori al servizio del Re?

Chi intravede la luce se non chi ha gli occhi aperti?

Chi saprebbe condividere le illuminazioni quotidiane se non chi è al servizio dello Zen?

Monti e fiumi


Le zone pianeggianti della valle dello Lian-dil-lion sono tra lepiù fertili del mondo conosciuto. Questo perchè il giovane contadino che per la prima volta piantò del riso, per ogni seme che piantava diceva:


- Il giovane ed irruento corvo e impara dal soave fenicottero-.


domenica, maggio 20, 2007

Amore?


Il monaco Ses-wee-zo-ta, quando era ancora un giovane allievo del tempio della capitale provava dell'affetto per la figlia di una straniera delle terre del Nord. La figlia si chiamava Yna, ed era una tra le più dolci e carine ragazze che il giovane Ses-wee-zo-ta avesse mai incontrato.

I due passavano interi pomeriggi e nottate a parlare riguardo cosa fosse la saggezza e quale fosse la via da seguire. Ma l'allievo doveva diventare monaco.

Doveva prendere una decisione, ma era indeciso e l'indecisione non si addiceva ai monaci del tempio della capitale.

Partì per un viaggio, il suo primo grande viaggio attraverso tutte le terre allora conosciute.

In quel viaggio incontro il giovane notabile Jo-so, che sarebbe poi divenuto un ottimo Bonzo Zen, l'irruento ma saggissimo Mar-tee-nhon, prima che dedicasse la sua vita al perseguimento dell'illuminazione e infine il miglior allievo dello sciamano del tempio delle terre di Lon-bov, il ragazzo soprannominato 'La volpe cogitante'.

In quel viaggio imparò molte cose, conobbe storie, incontrò persone, contemplò diverse albe e ammirò un'infinità di tramonti ma un giorno fece ritorno al suo tempio.

Yna poteva attendere, Ses-wee-zo-ta doveva cogliere lo Zen.

Quel giorno lì scrisse una frase, su di una pergamena, che ripose nella tasca del suo shedar.

La frase è questa: - Non si piantano i frutti, ma si attende la crescita del seme.-
Questa non è proprio una storia Zen, ma il saggio coglie l'illuminazione anche attraverso le lucciole.

sabato, maggio 19, 2007

Uccelli migratori


Le gocce di rugiada che lievemente accarezzano, con il loro regale spendore, la corona dei fiori del giardino del Re possono conoscere molte storie; molte leggende hanno sentito ma sicuramente non ne conoscono una che serbo nel cuore da anni.

Mentre il saggio Ses-wee-zo-ta era in viaggio per le terre del Sud, prima che fossero occupate da Yumen, durante il suo percorso incontro un pargolo. Il bambino, non conoscendo il saggio, la sua saggezza e la sua capacità di narrare storie, chiese al viandante (Ses-wee-zo-ta) di giocare con lui al gioco degli scacchi.

Iniziato il gioco il bambino chiese a Ses-wee-zo-ta da dove provenisse, ed egli rispose:
- Dalle terre del Nord, sono un monaco del Tempio della capitale -
-E dove vai?- chiese il bambino.
-Dove so che devo essere- rispose il saggio.
-E dov'è che devi essere?-
Ses-wee-zo-ta rispose: - Non l'hai ancora capito giovane filgio del brahamino, son venuto qua per te, tu sei Murin-laif-fridec no? non si chiama tuo padre Murin-nieter-fridec e tua madre Menodar della dinastia Laif? tuo nonno non era il brahamino Murin-tjo-fridec?
-Si!?!- rispose incredulo il bambino, che non riusciva a capire come quel pio bonzo conoscesse tutte quei dettagli della sua parentela, glielo chiese.

-Non sono io che so, - rispose Ses-wee-zo-ta- sei tu che stai imparando-.




Camminare sul ponte

Il giorno prima del giorno della festa una classe di giovani monaci stava addestrandosi in vista dell'esame finale.

L'insegnante, soprannominata 'Basso Ponte', instigò all'ira igiovani apprendisti. Essendo quanto mai preoccupati per l'esame i ragazzi in un primo momento perserò la calma e si trovarono in una pessima situazione.

Combattere qualcuno piùpotente di loro con e le loro uniche abilità o lasciarsi vincere da 'Basso Ponte' e sopportare in silenzio i sopprusi.
All'interno della classe le opinioni erano contrastanti fino a che non si alzò l'allieva sopannominata 'Marmotta' e così sentenziò:
- Chi è più alto del ponte se non chi vi passa sopra e chi brilla più della fiaccola se non il figoroso Sole?-.
La classe capì ed agì di conseguenza.

venerdì, maggio 18, 2007

La testa che accarezzò la mano


Il viandante stava percorrendo una strada di campagna durante il primo plenilunio di primavera. Notò un fuoco che ardeva dinnanzi ad una quercia, ma nessuno vi era seduto vicino per deliziarsi del dolce tepore che il falò emanava. Dopo un più accurato esame, vide che vi era un vecchio saggio all'ombra della quercia, appostato quasi in modo da ripararsi dalla luce e dal tepore del fuoco dietro il possente tronco dell'albero. Il viandante chiese al saggio perchè non usufruisse del fuoco per ripararsi dalla notte. A questo il saggio rispose:"Non dalla notte, ma dal fuoco."
Il viandante non capì. Il saggio ripetè:"Non dalla notte, ma dal fuoco".
Il viandante continuava a non intendere. Per la terza volta il saggio sentenziò:"Non dalla notte, ma dal fuoco."
Allora il viandante capì e prosegui il suo viaggio sotto la fresca ombra della quercia.

Il giunco e la ginestra

In una candida notte, illuminata solo dai rigogliosi raggi della più bianca delle lune Lune che si vedono dagli altipiani desolati, percorsi solo dagli eremiti, da alcuni mercanti drefinidi e da alcuni saggi in pellegrinaggio verso il Tempio della Capitale, l'allievo pose il seguente interogativo al maestro.

-Come posso disinteressarmi di tutte le cose vacue che mi sembrano più che necessarie?- chiese il giovane yogi al Bonzo soprannominato 'La volpe cogitante'.


Il saggio rispose:-Poni il giungo con la bella ginestra-.

Prese dell'erba in mano e la soffiò via. L'allievo per un istante capì.

martedì, maggio 15, 2007

La coda dell'antilope


Il rumore emesso dall'illuminazione è come il frastuono provocato dalla più silenziosa goccia di rugiada con la quale si disseta la più laboriosa delle termiti: ascoltate.

Quando il saggio soprannominato 'la volpe cogitante' e il pio Bonzo Jo-so stavano tornando presso le loro dimore degli altipiani sabbiosi incontrarono un'antilope.

Ad ella posero un dubbio ma l'animale non rispose.

Posere un secondo interrogativo ma l'animale rimase in silenzio.

Al suono del terzo interrogativo l'antilope si avvicinò ai due monaci e si mise a brucare l'erba dalle mani dei due saggi.

domenica, maggio 13, 2007

L'oblio del vento

Verano nei primi anni del regno di Yumen alcuni pii maestri dello Zen che predicavano in giro per quei regni barbari.

Ma nei regni barbari lo Zen era odiato, come chi vive nel buio teme la luce di Bog il cielo, e così i due saggi erano perseguitati.

Gli uomini fermi, così com'erano chiamati i sudditi di Yumen, corrotto stregone e monarca del regno di Kin-vred, riuscirano ad imprigionare i due monaci; furono rinchiusi nelle prigioni del palazzo di Sinuar, quello dove si allenavano i ninja.

Ma uno degli uomini fermi si ravvide grazie alle parole dei due saggi e assieme a loro provò a cappare nei pressi delle terre del grande Cedro danzante.

Mentre scappavano l'esercito li intercettò e uccise con un colpo di spada i due monaci. Quando al soldato che gli aveva auitati ad evadere fu condannato a passare il resto della sua vita nelle oscure galere di Sinuar. Ma là raggiunse l'illuminazione e più tempo passava legato alle catene e più tempo liberava dalle catene dell'ignoranza e dell'ottusità gli altri prigionieri.

Quel saggio scomparve in un mattino d'inverno, e di lui non si seppe più niente.

Alcuni dicono di averlo visto nelle desolate lande del Sud, altri nei pressi di Ramidash, c'è chi giura di averlo visto vicino al tempio dello Lian-dil-ion, chi vicino al grande braciere di Zai-ma, chi nello Brad-fion, e addirittura c'è chi sostiene di averlo visto camminare nei campi di battaglia alla fine della guerra delle terre d'oltreoceano. Ciò che è certo è che dove c'è bisogno di saggezza e consolazione lui è lì
A noi piace chiamare quell'uomo Deiìrù.

Il senso della vita


Il giovane allievo chiese al maestro il segreto della vita, e il maestro gli rispose.

Pecato che l'allievo non capisse la lingua del maestro.

lunedì, maggio 07, 2007

Volontà

Murin -laif-fridec poteva distruggere tutti i popoli corrotti delle regioni degli altipiani se solo avesse voluto. Ma non volle.
Usò la clemenza quando volle e la spada quando volle.
Non si fece mai usare dalla spada o bere dal sake.


Così come gli aveva insegnato Jo-so, la volpe cogitante, Ses-wee-zo-ta e Mar-tee-nhon.

Il rombo del vento


Mentre il saggio Ses-wee-zo-ta si apprestava a intraprendere un viaggio, verso le fertili pianure del regno Ri-m, incontrò due sue amiche di vecchia data.

L'una era Riaval, sacerdotessa del tempio Zai-ma e l'altra si faceva chiamare Ianiviv, famosissima asceta delle desolate lande del Nord.

I tre ricordarono con piacere i momenti passati assieme nella loro prima giovinezza, gli allenamenti nel tempio, le discipline meditative, gli amici in comune e gli amori perduti. Ma arrivò un momento durante il cammino nel quale le due sacerdotesse posero il seguente inerrogativo al pio Bonzo:

- Se dovessimo smettere di viaggiare per gli angusti meandri della vita,se volessimo fermarci a contemplareil dolce sole dell'Ovest, ci dovremmo ritenere arrivate oppure la strada del loto è tutta da percorrere?-

Ses-wee-zo-ta rimase impressionato dalla domanda delle sue compagne di viaggio e le premiò con una delle sue risposte più famose, tale che i mercanti drefinidi se la impressero sulle loro braccia per generazioni:

- Forse è proprio del genere umano il viaggio, ma non conta il Sole che si è riusciti ad ammirare, o le terre d'occidente che si è visitato, quanto l'aver trovato nel Sole una guida per i passi del giorno e nella luna una guida per le ore della notte. Il loto sboccia in chi coglie l'utimo raggio del sole sopra l'orizzonte.-

Tutti e tre goderono dell'illuminazione proferita da quelle parole.

venerdì, maggio 04, 2007

La luce che sovrastò la tenebra

Il giovane Le-ho della dinastia Bhal-tii-eryn era un fermo credente dell'arrogante dottrina dell' heespeis. Costui era stolto, ciònonostante era un abile dilettatore di animi altrui. Era dunque seguito dai più disparati individui, alcuni dei quali reietti della società. Tra questi si annoverava un gigante soprannominato "il barbone" per il suo singolare modo di vestire, come poteva essere un soprabito purpureo costellato da fori o un marsupio della più indegna manifattura. Un giorno si stava recando al vicino sacerdote del Che-baahb accompagnato dal gigante, ma sulla strada trovo il saggio che gli sentenziò:" Bada alle nuvole: quanto possono essere soavi e candite, tanto possono essere tenebrose e portatrici della più distruttiva tempesta. Il girasole ha finalmente sbocciato nel plenilunio."
Il gigante non capendo l'evidenza dell'affermazione e non capendo nemmeno se stesso si denudò e scappò nelle lande del Nord. Si narra che nel luogo dove caddero le vesti del gigante fu fondata la prima città del misero regno di Jup-lo. Le-ho invece fu illuminato, capì la sua vita di misfatti e menzogne, e non riuscendo a trovare un modo per riparare a questo si ritirò in una grotta dove passò il resto dei suoi giorni.

giovedì, maggio 03, 2007

I quattro


I quattro monaci da giovani.

L'otre del marinaio

Già sapete che il saggio Ses-wee-zo-ta era amico di un marinaio, Lon-pau era il nome del marinaio.

Un giorno, durante la navigazionedalle parti di Bog il cielo, Lon-pau rivelò al suo grande amico un turbamento del cuore, e chiese consiglio al saggio.

Disse: - Se sta and...- si interruppe e ricominciò- se stiamo andando verso le terre di Sadret è perchè ho deciso di dirigere li il mio corpo, se dormo è perchè ho sonno e se ho fame mi nutro.-


-Bene- rispose Ses-wee-zo-ta - allorà dove stà il problema?- chiese.


-Se comando il mio corpo perchè mi duole il cuore quando smetto di amare chi amavo? perchè chi amavo non trova il coraggio di darmi un cenno di perdono? perchè chi amavo, che ora non amo più, non mi rivolge più le dolci e soffici labbra? perchè tace?-


Ses-wee-zo-ta iniziò a pensare e dop un mese di digiuno rispose: -L'arcobaleno non parla ma racconta molto più che tutte le pergamene delle biblioteche del sovrano Murin-laif-fridec.-


Lon-pau capì, continuarono la loro navigazione in perfetta armonia e in gioiosa amicizia.

mercoledì, maggio 02, 2007

Contenitore o contenuto


Non importa se il pozzo dal quale si sono dissetati per milleni i viandanti delle carovane delle terre aride siano profondi più di quando è alto il monte Jtze.

Il saggio fu interrogato su quella domanda e lui, con una pacifica flemmaticità, esclamò:

-Ciò che importa è sapere che non è il pozzo che porta la vita ma l'acqua che vi scorre all'interno. Non pensare al conenitore ma dissetati del contenuto-.

Dopo aver detto queste parole il saggio rimase per sette mesi paralizzato in una stato di estasi. Era più che mai chiara la sua illuminazione...

Legna di rovo



Oh ventose coste del mare dell'Est, solo noi sappiamo perchè la campana del templio di Cadair non ha mai smaesso di suonare! Nel templio di Cadiar non ha mai smesso di suonare la campana che risiede al suo interno.

Questo per un motivo: perchè il suo Saggio fondatore aveva lasciato detto così prima di morire.

Aveva lasciato detto così perchè una delle sue maggiori illuminazioni derivavano proprio dal sentire il continuo suono della campana ogni 7 ore.

Kon-sen, questo era il nome del fondatore del templio di Cadair, sentiva le vibrazioni prodotte dalla campana e rifletteva sul suo profondo significato, che è questo:

-Se il bronzo delle montagne aurifere, una volta lavorato, genera del suono, quale maggior suono potrà essere prodotto dalle vibrazioni della mente dell'uomo sulla Via.-

Kon-sen si rammentava quello ogni 7 ore perchè sapeva benissimo che anche il più piccolo filo d'erba non teme il calore del Sole, ma l'ombra della Notte.



martedì, maggio 01, 2007

Il copricapo di Jo-so

Non saprei dire se bruci maggiormente il sole nelle desolate lande delle terre dell'Est o se il maggior calore provenga dal braciere del templio dello Lian-dil-lion, ma so con precisione la storia del cappello del venerabile Jo-so.

Dovendo viaggiare il venerabile Jo-so decise di fabbricarsi un cappello con le giunchiglie del fiume De-fre. Una volta pronto lo indosso e inizio il suo percorso.

Inizio a piovere e il cappello gli protesse la testa dall'acqua.

Poi il sole delle estati delle valli del sud, quelle dove i mercanti Drefinidi commerciano maggiormente, non turbò i pensieri di Jo-so perchè il cappello gli donava dell'ombra.

Il vento e la neve delle grandi prateri di Kin-vred non disturbarono il pensiero perchè il cappello proteggeva la testa del Bonzo.

Terminato il viaggio, tornato a casa, Jo-so prese il suo cappello e lo donò a un bambino che passava per la strada.

Il bambino, non capendo il gesto del Gran saggio, guardo il cappello e lo portò a casa sua.

Il padre del bambino, visto il cappello, lo indosso per andare a lavorare nelle risaie. E ogni mattina mentre andava nella risaia indossava il copricapo. Passarono gli anni.

Ma mentre il padre del bambino lavorava, vide in lontananza un uomo senza cappello che sembrava un viaggiatore. Gli donò il cappello.

Il viaggiatore era Jo-so.

Va bene


La figlia del sovrano ebbe un figlio nonostante non fosse fidanzata ad alcun uomo. Appena partorito disse ai suoi genitori che il padre del figlio del suo ventre era il monaco del tempio dello Bra-fion. Ciò non era vero ma i monarchi credettero alla figlia.

Portarono il bebè dal monaco egli dissero che lui, il monaco del tempio, doveva allevare il bambino in quanto era stato lui a disonorare con un simile gesto la figlia del sovrano. Il monaco, nonstante non fosse il padre, disse: - Va bene - .

Allevò il bambino con la più amorevole delle cure e con il più curato amore.

quando il bambino giunse all'età di 12 anni la madre svelò ai genitori che il monaco non era il padre del bamvìbino e lo pretese in dietro.

Le guardie reali si presentarono dal monaco e, apologiandosi in nome del re, pretesero il giovane ragazzo.

Il monaco disse : - Va bene -.

Il tramonto




L'aurora dei bianchi cieli delle terre del Nord riempe il cuore d'armonia e allo stesso modo il giovane Jo-lilb portava gocce di felicità ai viandanti del regno di Ramidash.


Il giovane bardo girovago viveva in contatto con la natura e provava a comtemplare i segreti dell'illuminazione. Mentre la musica usciva dal suo strumento poderava sulla domanda che un pio Bonzo gli aveva posto quando era ancora un pargolo alle prime prese con le note musicali.


La domanda era: - Se passeggi e non vedi la tua ombra davanti alle tue spalle ciò ti indica che vai verso il Sole ma sei il Sole non dovesse più sorgere come potreati andare verso di lui se la tua ombra non ti guidasse? -.


Quell'inerrogativo non trovò mai risposta se non che dalla Volpe cogitante e da J-so.

lunedì, aprile 30, 2007

Lo splendore e l'ammirazione


Correvano gli anni dove il pesco lasciò cadere qualsiasi esitazione. La malvagia tirannide di Yug-kojen stava scalando la sua triste ed oscura gloria e la guerra delle Terre d'Oltreoceano era ben lungi dall'essere iniziata. In mezzo alle sterminate valli dei girasoli avorei viveva un vecchio saggio il quale passava le giornate a meditare e ad accudire i fiori del loto. Ricevette un giorno la visita di un mercante di tinture dell'Ovest che, stanco del lungo viaggio, chiese al vecchio di essere ospitato per quella notte. Il giorno successivo il mercante si preparò per rimettersi in viaggio, e per ringraziare il saggio dell'ospitalità gli donò una porzione di pregiato turchese dello Lian-dil-ion, la quale fu gentilmente rifiutata dal saggio. Come è noto, il rifiuto di un dono è una profonda offesa per le genti dell'Ovest, e il mercante non mancò nel reagire con collera. Il saggio rispose con una certa gioia in corpo:"Non mal interpretare il mio gesto. Non portare rancore. Puoi forse paragonare il glorioso splendore di un aurora d'estate con il brillare del più pregiato oro?".
E improvvisamente il mercante fu illuminato.

Kintel


Kintel era la schiava del re delle terre del Sud, prima che iniziasse la guerra delle terre d'oltre oceano. Il re era saggio ma l'età avanzataq lo rendeva infermo di salute e quindi parte delle decisioni venivano prese dai suoi luogotenenti.Anch'essi erano uomini fidati, ma sappaimo benissimo com'è suscettibile il cuore degli uomini.

Uno di loro, Rad, provò a sovverchiare gli altri 6 luogotenti, uccidendone 3 e rendendo inabili al comando gli altri. Rad, che aveva sposato la figlia del re delle terre del Sud, provò a convincere il monarca ad abdicare il suo favore, ma il rerifiuò scorgendo del malvagiuo nel cuore del genero.

Una notte Rad provà ad ammazzare il re dando fuoco agli appartamenti del castello. Kintel se ne accorse appena in ttempo per salvare il re, ma ella, la povera serva, rimase mortalemente ustionata dal fuoco del legno delle stanze reali.

Rad fu bandito da regno poichè metterlo a morte non fu ritenuto abbastanza disonorevole.

Il figlio di Kintel fu nominato futuro governante delle terre del Sud. Nessuno combavae come lui nelle battaglie che i popoli delle terre d'oltre oceano ingaggiavano contro gli abitanti dei Regni, pochè nel cuore del figlio di Kintel bruciava un fuoco molto più potente di quello che uccise sua madre.

Casa

Abbiamo intrapreso un viaggio, lungo ed impervio. La forza stava per mancarci ma le campane del faro dello Lian-dil-ion ci sostenevano e le donne del Brad-fion ci incoraggiavano a continuare.


Siamo tornati, non so se più saggi, ma con nuove storie, vecchie leggende che prima di essere miti erano pesanti verità.


Abbiamo rimesso il piede sinistro nelle nostre case e appoggiato la guancia dedtra sopra la stuoia piena di grano che utilizziamo come posto per sognare.


Abbiamo messo fine a quattro mesi di buio e abbiamo acceso le fiacole dei mitici Quattro Templi del regno di Muri-laif-fridec.


Siamo tornati e le tenebre son passate.


La gloria del giacinto

Lo stolto provò diverse volte ad attingere alla saggezza. Egli passava numerose lune a meditare convinto che fosse la giusta via, ma non riusci nel suo intento. Arrivò il momento in cui il furore dei ginepri ebbe fine, e fu allora che lo stolto si illuse di aver compreso la vera conoscenza. Costui si atteggiò da predicatore di verità, istruiva le genti a conoscenze fasulle non curandosi di ciò che stava commettendo. Un giorno però dovette affrontare il vero saggio, il quale gli disse:"Non io, non tu. Bensì il buddha." Lo stolto capì la sua vita di misfatti e menzogne, ma non riuscì a capire l'evidente affermazione del saggio e non capendo nemmeno se stesso, si impiccò. Vedendo questo il saggio attinse ad un maggior grado di illuminazione riuscendo ad identificarsi per un momento con il Buddha stesso. Alla prima folata di vento, il corpo del saggio si dissolse come sabbia e fu cosparso nel mondo dai 7 venti. Di lui rimasero solo gli stracci. Si narra che quegli stracci furono utilizzati per coprire e proteggere dalle intemperie poco dopo la sua nascita la futura gloria dell'umanità: il neonato Murin-laif-fridec,
astro più luminoso del firmamento.

domenica, aprile 29, 2007

Una tempesta che non aveva fine



L'interminabile guerra delle Terre d'Oltreoceano impegnava qualsiasi uomo abile. Tanti come granelli di sabbia in un deserto partivano per la guerra... tanti come le gocce d'acqua in un deserto tornavano. Persino le ostilità tra i 3 Regni furono dimenticate per dare spazio alla collaborazione e far fronte alla guerra. Nessuno aveva memoria di quando questa guerra fosse iniziata. Anziani capifamiglia raccontavano storie delle proprie gesta in battaglia e dei loro avi; giovani donne vedevano partire mariti e figli, per poi rimanere ancora ad attenderli da anziane, forse invano. Ingenti sacrifici erano richiesti: le mansioni quotidiane erano aumentate per ognuno e il tempo libero si era ridotto unicamente al sonno. Lo stolto urlò con ira al saggio di occuparsi in qualcosa, poichè dedicava tutto il tempo alla meditazione. Il saggio rispose quietamente:"Il nido è terminato, la rondine ha deposto le sue uova. Ella sa che la sua prole prenderà il suo posto, per questo coverà le uova e le proteggerà più di se stessa." Detto questo, lasciò cadere dalla sua mano dei petali di loto. Dopodichè, morì. Lo stolto capì e andò a raccontare alle genti ciò che sarebbe successo. Un evento stava per accadere. Qualcuno sarebbe giunto che avrebbe posto fine alla guerra, avrebbe portato pace e prosperità: Murin-laif-fridec, salvatore di tutti i popoli.

venerdì, aprile 27, 2007

Il gong non suonerebbe se non vi fosse il battente.


Il giovane Mandarino era solito camminare in mezzo ai campi di tulipani poco dopo l'alba per potersi deliziare del tenero profumo dei petali costellati di rugiada. Una di quelle mattine, fu colto da un evento insolito. Questo evento lo illuse di aver compreso l'essenza ultima dell' Universo. Si recò dunque dal saggio per renderlo partecipe della sua scoperta. Il saggio rispose con collera:"Stolto, come puoi ritenere di aver compreso il Buddha da una così semplice cosa?!".
Il giovane rammaricato si recò alla strada che portava alla città, per poi trovare il saggio all'ombra del ridente pruno. Egli proferì:"E' proprio nelle piccole cose che si manifesta il Buddha...nonostante questo, sono solo piccoli granelli che formano l'infinito del Buddha stesso. Ricordati sempre: le parole sono il bruco, il pensiero è la farfalla."
E il giovane fu illuminato.

giovedì, aprile 26, 2007

La candela con la fiamma piu vigorosa terminerà prima del piccolo lume.


Il giovane consigliere imperiale si recò alla dimora del saggio che dispensava saggezza a chiunque ne avesse bisogno. Egli era desideroso di ricevere conoscenze per poter dirigere l'Imperatore verso un regno illuminato e sostenuto dalla saggezza zen. Il saggio capì fin da subito i buoni propositi del giovane. Senza proferir parola, gettò ai piedi del giovane il suo piatto di zuppa, sporcando la lussuosa toga di corte. "Come osi, vecchio?!" disse il superbo consigliere. Al che il saggio esclamò "Quando ti degnerai di raccogliere ogni zuppa dei sudditi dell'Imperatore, potrai considerarti il più alto di tutti i consiglieri di corte."
E il giovane fu illuminato.

Il ritorno dell'alba


Amici... fratelli... essenze... tassisti... finalmente un' era è finita, e una nuova alba è iniziata. Il pesco ha fiorito, il ciliegio si è destato: il loto ha di nuovo sbocciato. Un antico saggio disse:"Non temere il buio, poichè la fiamma della saggezza ti illumina. Non temere la sete, poichè una goccia di conoscenza ti disseta. Non temere la fame, poichè una briciola di verità ti sazia. Non temere la malattia, poichè il dolce aroma del loto ti risana!"

E così la buddha's way è tornata... finalmente la notte è finita, l'alba è iniziata.