Il monaco Ses-wee-zo-ta, quando era ancora un giovane allievo del tempio della capitale provava dell'affetto per la figlia di una straniera delle terre del Nord. La figlia si chiamava Yna, ed era una tra le più dolci e carine ragazze che il giovane Ses-wee-zo-ta avesse mai incontrato.
I due passavano interi pomeriggi e nottate a parlare riguardo cosa fosse la saggezza e quale fosse la via da seguire. Ma l'allievo doveva diventare monaco.
Doveva prendere una decisione, ma era indeciso e l'indecisione non si addiceva ai monaci del tempio della capitale.
Partì per un viaggio, il suo primo grande viaggio attraverso tutte le terre allora conosciute.
In quel viaggio incontro il giovane notabile Jo-so, che sarebbe poi divenuto un ottimo Bonzo Zen, l'irruento ma saggissimo Mar-tee-nhon, prima che dedicasse la sua vita al perseguimento dell'illuminazione e infine il miglior allievo dello sciamano del tempio delle terre di Lon-bov, il ragazzo soprannominato 'La volpe cogitante'.
In quel viaggio imparò molte cose, conobbe storie, incontrò persone, contemplò diverse albe e ammirò un'infinità di tramonti ma un giorno fece ritorno al suo tempio.
Yna poteva attendere, Ses-wee-zo-ta doveva cogliere lo Zen.
Quel giorno lì scrisse una frase, su di una pergamena, che ripose nella tasca del suo shedar.
La frase è questa: - Non si piantano i frutti, ma si attende la crescita del seme.-
Questa non è proprio una storia Zen, ma il saggio coglie l'illuminazione anche attraverso le lucciole.