domenica, maggio 27, 2007
Lo sbattito d'ali dell'aquila
Un giorno i 4 saggi, Mar-tee-nhon, Ses-wee-zoo-ta, Jo-so e "La Volpe cogitante" si incontrarono casualmente vicino al pozzo della Capitale. Da lunghissimo tempo non si incontravano tutti assieme. Molte vicende erano accadute ad ognuno di loro. Storie erano da raccontare. Piacevoli discorsi tra amici trepidavano di essere fatti.
Si avvicinarono. Jo-so si tolse il copricapo. Uno sbattito di palpebre, uno sguardo... E ognuno proseguì per la propria strada. Un viandante che osservò la scena e che ben conosceva le vicende dei saggi chiese a Mar-tee-nhon perchè non si fermarono a trascorrere del tempo in amicizia e dialoghi dopo un così lungo periodo che non si incontravano. Mar-tee-nhon rispose:"Basta uno sguardo verso il cielo per capire che è sereno."
Il viandante capì.
sabato, maggio 26, 2007
Il guerriero stolto
Molti guerrieri pensano di poter risolvere ogni cosa con la loro forza.
Midar-restar era un capo di una tribù dei predoni nomadi che popolavano gli altipiani del Nord. Questa tribù viveva dei furti e delle razie delle carovane di mercanti costretti a passare per quelle zone.
Era, Midar-restar, abile nell'uso della scimitarra e nella lotta corpo a corpo. Ogni volta che voleva assalire una carovana non esitava, sicuro della vittoria.
Ma un giorno intravide un viandante che si stava dirigendo verso il tempio di Lon-bov e, come al solito decise di andare per derubarlo, da solo.
Peccatoche quel viandante fosse il saggio soprannominato 'La volpe cogitante' e nonappena intravide il Midar-restar lo chiamoper nome.
-Come sai il mio nome?-gridò il brigante.
-Se non lo sapessi non ti avrei chiamato?- rispose tranquillamene il saggio.
-Dimmi, vecchio bonzo, come fai a saperlo, altrimenti non risparmierò la tua vita!-
-Se vuoi uccidermi fallo ma non saprai mai come faccio a sapere il tuo nome.-
-Vecchio bonzo maledetto, le mie mani ti toglieranno la vita se non mi sveli il segreto!-
-Io so e tu no, ecco tutto.-
-Sei morto!- mentre stava per sferrare un colpo di scimitarra contro la testa del pio bonzo sprannominato 'La volpe cogitante', il saggio sparì.
Il guerriero passò il resto della sua vita a inerrogarsi sul come il saggio viandante conoscesse il suo nome. Non lo seppe mai.
Il leona e la zanzara
Ricordi di desolate valli e di roventi passaggi verso il Sole delle terre in riva al mare:
Mentre Jo-so meditava sotto una quercia vide delle persone che dialogavano animatamente fra di loro. Iniziarono ad alzare le mani e la loro adunanza si tramutò in una violenta guerra civile. Fratelli contro fratelli, cugini contro cugini, famiglie contro le loro stesse progenie, un popolo glorioso che rivolgeva la mano armata contro le sue membra.
Vedendo tanta devastazione il saggio salì sopra la quercia, si tolse il suo cappello, ed esclamò:
-I pesci respirano come noi eppure vivono sott'acqua, i gabbiani viaggiano come noi eppure non sono uomini, i gigli coprono la terra, così come le vostre case il suolo di questa regione-.
La folla, inferocita contro se stessa, si placò, stava cogliendo una sorta di illuminazione.
venerdì, maggio 25, 2007
Diversità
mercoledì, maggio 23, 2007
Chiedersi il Perchè del Come
Ogni mattina il pastore portava al pascolo il gregge fino a sera tarda. Egli si affannava per tenere sotto controllo le pecore, guardava che fossero sempre al sicuro e non mancava mai nel contarle alla partenza ed al ritorno.
Vide che nel campo vicino vi era un vecchio saggio che lasciava andare il gregge per poi aprire l'ovile a sera tarda per farlo rientrare. Egli non si curava di esso: lo lasciava andare, lo lasciava scorrere.
Il pastore gli chiese se egli non fosse preoccupato per le sue pecore, esposte a rischi quali lupi o ladri. Il saggio gli rispose:" Per quanto il pesco si curi dei suoi frutti, un giorno dovrà comunque cederli: fa differenza se a riceverli sarà un uomo, un animale o la terra?"
Il pastore capì e quando fece ritorno alla sua dimora macellò ogni singola pecora. Emigrò nelle terre dell'Ovest e si dedico alla produzione del pregiato miele.
martedì, maggio 22, 2007
Legno antico
Monti e fiumi
domenica, maggio 20, 2007
Amore?
Il monaco Ses-wee-zo-ta, quando era ancora un giovane allievo del tempio della capitale provava dell'affetto per la figlia di una straniera delle terre del Nord. La figlia si chiamava Yna, ed era una tra le più dolci e carine ragazze che il giovane Ses-wee-zo-ta avesse mai incontrato.
I due passavano interi pomeriggi e nottate a parlare riguardo cosa fosse la saggezza e quale fosse la via da seguire. Ma l'allievo doveva diventare monaco.
Doveva prendere una decisione, ma era indeciso e l'indecisione non si addiceva ai monaci del tempio della capitale.
Partì per un viaggio, il suo primo grande viaggio attraverso tutte le terre allora conosciute.
In quel viaggio incontro il giovane notabile Jo-so, che sarebbe poi divenuto un ottimo Bonzo Zen, l'irruento ma saggissimo Mar-tee-nhon, prima che dedicasse la sua vita al perseguimento dell'illuminazione e infine il miglior allievo dello sciamano del tempio delle terre di Lon-bov, il ragazzo soprannominato 'La volpe cogitante'.
In quel viaggio imparò molte cose, conobbe storie, incontrò persone, contemplò diverse albe e ammirò un'infinità di tramonti ma un giorno fece ritorno al suo tempio.
Yna poteva attendere, Ses-wee-zo-ta doveva cogliere lo Zen.
Quel giorno lì scrisse una frase, su di una pergamena, che ripose nella tasca del suo shedar.
La frase è questa: - Non si piantano i frutti, ma si attende la crescita del seme.-
Questa non è proprio una storia Zen, ma il saggio coglie l'illuminazione anche attraverso le lucciole.
sabato, maggio 19, 2007
Uccelli migratori
Le gocce di rugiada che lievemente accarezzano, con il loro regale spendore, la corona dei fiori del giardino del Re possono conoscere molte storie; molte leggende hanno sentito ma sicuramente non ne conoscono una che serbo nel cuore da anni.
Mentre il saggio Ses-wee-zo-ta era in viaggio per le terre del Sud, prima che fossero occupate da Yumen, durante il suo percorso incontro un pargolo. Il bambino, non conoscendo il saggio, la sua saggezza e la sua capacità di narrare storie, chiese al viandante (Ses-wee-zo-ta) di giocare con lui al gioco degli scacchi.
Iniziato il gioco il bambino chiese a Ses-wee-zo-ta da dove provenisse, ed egli rispose:
- Dalle terre del Nord, sono un monaco del Tempio della capitale -
-E dove vai?- chiese il bambino.
-Dove so che devo essere- rispose il saggio.-E dov'è che devi essere?-
Ses-wee-zo-ta rispose: - Non l'hai ancora capito giovane filgio del brahamino, son venuto qua per te, tu sei Murin-laif-fridec no? non si chiama tuo padre Murin-nieter-fridec e tua madre Menodar della dinastia Laif? tuo nonno non era il brahamino Murin-tjo-fridec?-Si!?!- rispose incredulo il bambino, che non riusciva a capire come quel pio bonzo conoscesse tutte quei dettagli della sua parentela, glielo chiese.
-Non sono io che so, - rispose Ses-wee-zo-ta- sei tu che stai imparando-.
Camminare sul ponte
Il giorno prima del giorno della festa una classe di giovani monaci stava addestrandosi in vista dell'esame finale.
L'insegnante, soprannominata 'Basso Ponte', instigò all'ira igiovani apprendisti. Essendo quanto mai preoccupati per l'esame i ragazzi in un primo momento perserò la calma e si trovarono in una pessima situazione.
Combattere qualcuno piùpotente di loro con e le loro uniche abilità o lasciarsi vincere da 'Basso Ponte' e sopportare in silenzio i sopprusi.
All'interno della classe le opinioni erano contrastanti fino a che non si alzò l'allieva sopannominata 'Marmotta' e così sentenziò:
- Chi è più alto del ponte se non chi vi passa sopra e chi brilla più della fiaccola se non il figoroso Sole?-.
La classe capì ed agì di conseguenza.
venerdì, maggio 18, 2007
La testa che accarezzò la mano
Il viandante stava percorrendo una strada di campagna durante il primo plenilunio di primavera. Notò un fuoco che ardeva dinnanzi ad una quercia, ma nessuno vi era seduto vicino per deliziarsi del dolce tepore che il falò emanava. Dopo un più accurato esame, vide che vi era un vecchio saggio all'ombra della quercia, appostato quasi in modo da ripararsi dalla luce e dal tepore del fuoco dietro il possente tronco dell'albero. Il viandante chiese al saggio perchè non usufruisse del fuoco per ripararsi dalla notte. A questo il saggio rispose:"Non dalla notte, ma dal fuoco."
Il viandante non capì. Il saggio ripetè:"Non dalla notte, ma dal fuoco".
Il viandante continuava a non intendere. Per la terza volta il saggio sentenziò:"Non dalla notte, ma dal fuoco."
Allora il viandante capì e prosegui il suo viaggio sotto la fresca ombra della quercia.
Il giunco e la ginestra
In una candida notte, illuminata solo dai rigogliosi raggi della più bianca delle lune Lune che si vedono dagli altipiani desolati, percorsi solo dagli eremiti, da alcuni mercanti drefinidi e da alcuni saggi in pellegrinaggio verso il Tempio della Capitale, l'allievo pose il seguente interogativo al maestro.
-Come posso disinteressarmi di tutte le cose vacue che mi sembrano più che necessarie?- chiese il giovane yogi al Bonzo soprannominato 'La volpe cogitante'.
Il saggio rispose:-Poni il giungo con la bella ginestra-.
Prese dell'erba in mano e la soffiò via. L'allievo per un istante capì.
martedì, maggio 15, 2007
La coda dell'antilope
Il rumore emesso dall'illuminazione è come il frastuono provocato dalla più silenziosa goccia di rugiada con la quale si disseta la più laboriosa delle termiti: ascoltate.
Quando il saggio soprannominato 'la volpe cogitante' e il pio Bonzo Jo-so stavano tornando presso le loro dimore degli altipiani sabbiosi incontrarono un'antilope.
Ad ella posero un dubbio ma l'animale non rispose.
Posere un secondo interrogativo ma l'animale rimase in silenzio.
Al suono del terzo interrogativo l'antilope si avvicinò ai due monaci e si mise a brucare l'erba dalle mani dei due saggi.
domenica, maggio 13, 2007
L'oblio del vento
Verano nei primi anni del regno di Yumen alcuni pii maestri dello Zen che predicavano in giro per quei regni barbari.
Ma nei regni barbari lo Zen era odiato, come chi vive nel buio teme la luce di Bog il cielo, e così i due saggi erano perseguitati.
Gli uomini fermi, così com'erano chiamati i sudditi di Yumen, corrotto stregone e monarca del regno di Kin-vred, riuscirano ad imprigionare i due monaci; furono rinchiusi nelle prigioni del palazzo di Sinuar, quello dove si allenavano i ninja.
Ma uno degli uomini fermi si ravvide grazie alle parole dei due saggi e assieme a loro provò a cappare nei pressi delle terre del grande Cedro danzante.
Mentre scappavano l'esercito li intercettò e uccise con un colpo di spada i due monaci. Quando al soldato che gli aveva auitati ad evadere fu condannato a passare il resto della sua vita nelle oscure galere di Sinuar. Ma là raggiunse l'illuminazione e più tempo passava legato alle catene e più tempo liberava dalle catene dell'ignoranza e dell'ottusità gli altri prigionieri.
Quel saggio scomparve in un mattino d'inverno, e di lui non si seppe più niente.
Alcuni dicono di averlo visto nelle desolate lande del Sud, altri nei pressi di Ramidash, c'è chi giura di averlo visto vicino al tempio dello Lian-dil-ion, chi vicino al grande braciere di Zai-ma, chi nello Brad-fion, e addirittura c'è chi sostiene di averlo visto camminare nei campi di battaglia alla fine della guerra delle terre d'oltreoceano. Ciò che è certo è che dove c'è bisogno di saggezza e consolazione lui è lì
A noi piace chiamare quell'uomo Deiìrù.
Il senso della vita
lunedì, maggio 07, 2007
Volontà
Murin -laif-fridec poteva distruggere tutti i popoli corrotti delle regioni degli altipiani se solo avesse voluto. Ma non volle.
Usò la clemenza quando volle e la spada quando volle.
Non si fece mai usare dalla spada o bere dal sake.
Così come gli aveva insegnato Jo-so, la volpe cogitante, Ses-wee-zo-ta e Mar-tee-nhon.
Usò la clemenza quando volle e la spada quando volle.
Non si fece mai usare dalla spada o bere dal sake.
Così come gli aveva insegnato Jo-so, la volpe cogitante, Ses-wee-zo-ta e Mar-tee-nhon.
Il rombo del vento
Mentre il saggio Ses-wee-zo-ta si apprestava a intraprendere un viaggio, verso le fertili pianure del regno Ri-m, incontrò due sue amiche di vecchia data.
L'una era Riaval, sacerdotessa del tempio Zai-ma e l'altra si faceva chiamare Ianiviv, famosissima asceta delle desolate lande del Nord.
I tre ricordarono con piacere i momenti passati assieme nella loro prima giovinezza, gli allenamenti nel tempio, le discipline meditative, gli amici in comune e gli amori perduti. Ma arrivò un momento durante il cammino nel quale le due sacerdotesse posero il seguente inerrogativo al pio Bonzo:
- Se dovessimo smettere di viaggiare per gli angusti meandri della vita,se volessimo fermarci a contemplareil dolce sole dell'Ovest, ci dovremmo ritenere arrivate oppure la strada del loto è tutta da percorrere?-
Ses-wee-zo-ta rimase impressionato dalla domanda delle sue compagne di viaggio e le premiò con una delle sue risposte più famose, tale che i mercanti drefinidi se la impressero sulle loro braccia per generazioni:
- Forse è proprio del genere umano il viaggio, ma non conta il Sole che si è riusciti ad ammirare, o le terre d'occidente che si è visitato, quanto l'aver trovato nel Sole una guida per i passi del giorno e nella luna una guida per le ore della notte. Il loto sboccia in chi coglie l'utimo raggio del sole sopra l'orizzonte.-
Tutti e tre goderono dell'illuminazione proferita da quelle parole.
venerdì, maggio 04, 2007
La luce che sovrastò la tenebra
Il giovane Le-ho della dinastia Bhal-tii-eryn era un fermo credente dell'arrogante dottrina dell' heespeis. Costui era stolto, ciònonostante era un abile dilettatore di animi altrui. Era dunque seguito dai più disparati individui, alcuni dei quali reietti della società. Tra questi si annoverava un gigante soprannominato "il barbone" per il suo singolare modo di vestire, come poteva essere un soprabito purpureo costellato da fori o un marsupio della più indegna manifattura. Un giorno si stava recando al vicino sacerdote del Che-baahb accompagnato dal gigante, ma sulla strada trovo il saggio che gli sentenziò:" Bada alle nuvole: quanto possono essere soavi e candite, tanto possono essere tenebrose e portatrici della più distruttiva tempesta. Il girasole ha finalmente sbocciato nel plenilunio."
Il gigante non capendo l'evidenza dell'affermazione e non capendo nemmeno se stesso si denudò e scappò nelle lande del Nord. Si narra che nel luogo dove caddero le vesti del gigante fu fondata la prima città del misero regno di Jup-lo. Le-ho invece fu illuminato, capì la sua vita di misfatti e menzogne, e non riuscendo a trovare un modo per riparare a questo si ritirò in una grotta dove passò il resto dei suoi giorni.
Il gigante non capendo l'evidenza dell'affermazione e non capendo nemmeno se stesso si denudò e scappò nelle lande del Nord. Si narra che nel luogo dove caddero le vesti del gigante fu fondata la prima città del misero regno di Jup-lo. Le-ho invece fu illuminato, capì la sua vita di misfatti e menzogne, e non riuscendo a trovare un modo per riparare a questo si ritirò in una grotta dove passò il resto dei suoi giorni.
giovedì, maggio 03, 2007
L'otre del marinaio
Già sapete che il saggio Ses-wee-zo-ta era amico di un marinaio, Lon-pau era il nome del marinaio.
Un giorno, durante la navigazionedalle parti di Bog il cielo, Lon-pau rivelò al suo grande amico un turbamento del cuore, e chiese consiglio al saggio.
Disse: - Se sta and...- si interruppe e ricominciò- se stiamo andando verso le terre di Sadret è perchè ho deciso di dirigere li il mio corpo, se dormo è perchè ho sonno e se ho fame mi nutro.-
-Bene- rispose Ses-wee-zo-ta - allorà dove stà il problema?- chiese.
-Se comando il mio corpo perchè mi duole il cuore quando smetto di amare chi amavo? perchè chi amavo non trova il coraggio di darmi un cenno di perdono? perchè chi amavo, che ora non amo più, non mi rivolge più le dolci e soffici labbra? perchè tace?-
Ses-wee-zo-ta iniziò a pensare e dop un mese di digiuno rispose: -L'arcobaleno non parla ma racconta molto più che tutte le pergamene delle biblioteche del sovrano Murin-laif-fridec.-
Lon-pau capì, continuarono la loro navigazione in perfetta armonia e in gioiosa amicizia.
mercoledì, maggio 02, 2007
Contenitore o contenuto
Non importa se il pozzo dal quale si sono dissetati per milleni i viandanti delle carovane delle terre aride siano profondi più di quando è alto il monte Jtze.
Il saggio fu interrogato su quella domanda e lui, con una pacifica flemmaticità, esclamò:
-Ciò che importa è sapere che non è il pozzo che porta la vita ma l'acqua che vi scorre all'interno. Non pensare al conenitore ma dissetati del contenuto-.
Dopo aver detto queste parole il saggio rimase per sette mesi paralizzato in una stato di estasi. Era più che mai chiara la sua illuminazione...
Legna di rovo
Oh ventose coste del mare dell'Est, solo noi sappiamo perchè la campana del templio di Cadair non ha mai smaesso di suonare! Nel templio di Cadiar non ha mai smesso di suonare la campana che risiede al suo interno.
Questo per un motivo: perchè il suo Saggio fondatore aveva lasciato detto così prima di morire.
Aveva lasciato detto così perchè una delle sue maggiori illuminazioni derivavano proprio dal sentire il continuo suono della campana ogni 7 ore.
Kon-sen, questo era il nome del fondatore del templio di Cadair, sentiva le vibrazioni prodotte dalla campana e rifletteva sul suo profondo significato, che è questo:
-Se il bronzo delle montagne aurifere, una volta lavorato, genera del suono, quale maggior suono potrà essere prodotto dalle vibrazioni della mente dell'uomo sulla Via.-
Kon-sen si rammentava quello ogni 7 ore perchè sapeva benissimo che anche il più piccolo filo d'erba non teme il calore del Sole, ma l'ombra della Notte.
martedì, maggio 01, 2007
Il copricapo di Jo-so
Non saprei dire se bruci maggiormente il sole nelle desolate lande delle terre dell'Est o se il maggior calore provenga dal braciere del templio dello Lian-dil-lion, ma so con precisione la storia del cappello del venerabile Jo-so.
Dovendo viaggiare il venerabile Jo-so decise di fabbricarsi un cappello con le giunchiglie del fiume De-fre. Una volta pronto lo indosso e inizio il suo percorso.
Inizio a piovere e il cappello gli protesse la testa dall'acqua.
Poi il sole delle estati delle valli del sud, quelle dove i mercanti Drefinidi commerciano maggiormente, non turbò i pensieri di Jo-so perchè il cappello gli donava dell'ombra.
Il vento e la neve delle grandi prateri di Kin-vred non disturbarono il pensiero perchè il cappello proteggeva la testa del Bonzo.
Terminato il viaggio, tornato a casa, Jo-so prese il suo cappello e lo donò a un bambino che passava per la strada.
Il bambino, non capendo il gesto del Gran saggio, guardo il cappello e lo portò a casa sua.
Il padre del bambino, visto il cappello, lo indosso per andare a lavorare nelle risaie. E ogni mattina mentre andava nella risaia indossava il copricapo. Passarono gli anni.
Ma mentre il padre del bambino lavorava, vide in lontananza un uomo senza cappello che sembrava un viaggiatore. Gli donò il cappello.
Il viaggiatore era Jo-so.
Va bene
La figlia del sovrano ebbe un figlio nonostante non fosse fidanzata ad alcun uomo. Appena partorito disse ai suoi genitori che il padre del figlio del suo ventre era il monaco del tempio dello Bra-fion. Ciò non era vero ma i monarchi credettero alla figlia.
Portarono il bebè dal monaco egli dissero che lui, il monaco del tempio, doveva allevare il bambino in quanto era stato lui a disonorare con un simile gesto la figlia del sovrano. Il monaco, nonstante non fosse il padre, disse: - Va bene - .
Allevò il bambino con la più amorevole delle cure e con il più curato amore.
quando il bambino giunse all'età di 12 anni la madre svelò ai genitori che il monaco non era il padre del bamvìbino e lo pretese in dietro.
Le guardie reali si presentarono dal monaco e, apologiandosi in nome del re, pretesero il giovane ragazzo.
Il monaco disse : - Va bene -.
Il tramonto
L'aurora dei bianchi cieli delle terre del Nord riempe il cuore d'armonia e allo stesso modo il giovane Jo-lilb portava gocce di felicità ai viandanti del regno di Ramidash.
Il giovane bardo girovago viveva in contatto con la natura e provava a comtemplare i segreti dell'illuminazione. Mentre la musica usciva dal suo strumento poderava sulla domanda che un pio Bonzo gli aveva posto quando era ancora un pargolo alle prime prese con le note musicali.
La domanda era: - Se passeggi e non vedi la tua ombra davanti alle tue spalle ciò ti indica che vai verso il Sole ma sei il Sole non dovesse più sorgere come potreati andare verso di lui se la tua ombra non ti guidasse? -.
Quell'inerrogativo non trovò mai risposta se non che dalla Volpe cogitante e da J-so.
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